Andiamo per gradi:qualche settimana fa, un amico mi segnalò il fatto che era appena uscito da qualche minuto un'interessante annuncio di una macchina in vendita a Trieste."Cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità di esecuzione!! (Il Perozzi)"Tempestai di mail il venditore (conto terzi) e gli proposi quasi il doppio del prezzo (già alto)di partenza.Questa macchina era per me un mondo sconosciuto, ma grazie ad un aiutino esterno mi decisi di tuffarmi alla cieca, a capofitto.Il giorno dopo, sfidando i blocchi del traffico causati dal G8, andai a ritirarla.Il portafiltro era scomponibile in tre parti.Il tappo visibile in dettaglio qui sotto presentava ancora le tracce della fresatura originaria con qualche bava metallica. Il filtro era laminato in nickel, con doppio pomello per facilitarne l'uso.
Il coperchio , fornito di 2 rubinetti era molto ossidato.
I rubinetti erano molto duri da manovrare, e la guarnizione, ovviamente secca e da sostituire non era originale (moka da 12).
Un buon indizio questo, apprezzo molto le macchine utilizzate anche in epoca successiva all'acquisto.
Ecco uno splendido particolare del coperchio, simile ad una sonda spaziale.
La valvola di sfiato vapore era leggermente intasata da grasso e sporco.
L'uscita era sagomata a fischiotto per avvisare l'utilizzatore della sopraggiunta pressione
necessaria alla fuoriuscita del caffè.
Mi sembrava strana la mancanza di una valvola di sicurezza....
Il tappo a vite era in bachelite (come i pomoli dei rubinetti)
ed era fornito di un registro per recuperare i giochi che si creavano man mano che la guarnizione schiacciandosi avesse perso spessore.
Ed ecco il misteriosissimo logo del produttore.
Macchine identiche erano state costruite a Pavia ed a Parigi con marchi diversi.
Chissà se qualcuno lo riconosce e me lo segnala?
Qui sotto si può vedere la valvola di sicurezza, inizialmente nascosta da strati di sporco e calcare.
Semplice e geniale, provvista di registro di taratura per regolare la pressione di sfiato.