sabato 25 giugno 2011

Stella stellina...



Una bella pubblicità del 1934, dono gradito del sommo Alberto, ci introduce una Stella da me restaurata questa settimana.

Nessuno slogan la accompagna, solo le immagini evocative di un discreto benessere.
La Signora, dotata di un bel taglio alla moda importato da oltre oceano, sorseggia il caffè; la sua sigaretta quasi giunta al termine è nel posacenere.
Il Signore, bell'uomo e molto prestante, mette in mostra i suoi capelli impomatati ed un completo elegantissimo.
Non è il padrone di casa (starebbe in poltrona anch'esso..). Il linguaggio del corpo non mente: petto in fuori, gamba sollevata per esporre al meglio la zona pelvica; molto sicuro di sè.
Lei, elegantissima, con vestito attillato che esalta una certa "turgidità" del busto, ha la mano sinistra reclinata, altro simbolo di disponibilità sessuale.

Sul tavolino, simile ad un menhir, La caffettiera Stella troneggia, lasciandoci accostare incosciamente  la sua conformazione ad una specifica parte anatomica.


Un incontro galante?
Prima o dopo il "folle amplesso di un dì"?
Il marito cornutazzo, forse gerarca del Regime sapeva e taceva?

 ...nel dolce incanto d'amor...
Gli anni '30...
Gli anni dell'ingenuità, del tutto simili al decennio appena trascorso.
Mario mi ha inviato questa caffettiera, invitandomi a "riportarla in vita".
Nessun problema, ho pensato, ne ho già restaurate almeno una decina..
Ma non mi sarei mai aspettato una macchina talmente "incollata".
La consueta bollitura l'ho dovuta prolungare di qualche ora, ed ho dovuto letteralmente penare per estrarre il fornelletto.
Una bella sfida... vinta.
Poi, non pago, ho voluto anche farci il caffè, vero atto finale di ogni mio restauro.
Vi assicuro che il profumo era davvero ottimo!

venerdì 24 giugno 2011

Ibrik : l'incubo del blogger.

Ho almeno una decina di questi "pentolini" per preparare il caffè alla turca.
Ma non sono recensibili...
Tutti uguali, di difficile datazione.
Anonimi.

Questo fortunatamente è diverso.
 Aleksandr Porfir'evič Borodin ci accompagna
alla scoperta di questo antico oggetto.
La forma non è la solita tronco-conica.
Ed in più c'è il coperchio forato che lo rende quanto meno "simpatico";
dicono gli esperti che servisse per mescolare il caffè durante l'infusione.
Il manico tornito a mano è un vero gioiello, e la qualità costruttiva è notevole.

Il venditore inglese me l'ha spacciato come risalente agli anni '20, di uno zio che viaggiava spesso in Africa.
Potrei anche credergli...

Aquilas Adele

Bella macchina per 4 tazze, imponente e rara.
Un improvviso raggio di sole in mezzo al solito nulla...
Il mio mercatino preferito continua a regalarmi ancora qualche piccola gioia!
La mancanza del copristoppino non sarà un problema; ho un amico felsineo che ne possiede una scatola piena!
Pulirla e lucidarla sarà la solita emozione.
Tra qualche post ve la proporrò in tutto il suo splendore.

lunedì 20 giugno 2011

Ordinaria manutenzione per la Bacchi (e non solo)

Perchè certe cose vanno manutenzionate?
Per mantenere il più possibile costanti nel tempo le loro condizioni di utilizzo.
I pneumatici vanno sostituiti ogni tanto.
Le parti a contatto vanno ingrassate.
L'olio va controllato e i filtri sostituiti ad intervalli regolari.

Ovvio?
Certamente!

Ma allora cosa succede al cervello dell'utente medio quando utilizza le macchine da caffè?
Dimentica tutto, non legge le istruzioni e poi quando la macchina comincia a funzionare male... cambia macchina.

Da un pò di tempo non ero del tutto soddisfatto del caffè ottenuto con la Bacchi.
Ma non avevo mai tempo per affrontare il problema.
Oggi sono in ferie e quindi...

La Bacchi più di molte altre macchine è soggetta ad un fenomeno di "backflush", ovverosia di flusso contrario di caffè dovuto al ritorno del pistone durante la fase di raffeddamento della macchina.
Il risultato? Dopo qualche centinaio di caffè alcuni buchini di passaggio del filtro si chiudono del tutto, otturati dalla parte grassa del caffè.
In questo modo l'acqua crea canali preferenziali e non riesce a bagnare in maniera uniforme il macinato.
Soluzione? Armarsi di santa pazienza, e con un ago sottile andare a "stappare" buco per buco.
Nella foto qui sopra potete vedere in quali condizioni fosse il mio filtro.
Questo procedimento lo potete utilizzare anche sulle altre macchine espresso, magari bollendo a lungo il filtro per ammorbidire il "cemento".
Sulle macchine espresso a leva la parte incriminata è lo screen, o doccetta che dir si voglia.
 Visto che ci siete date anche una pulitina allo parte superiore rimuovendo la vite di fissaggio.
Questa zona ha certamente meno problemi: una spugnetta non abrasiva e sapone per piatti la renderanno uno splendore in un attimo.
 Curate le vostre macchine!
Il vostro palato ve ne sarà grato.
Ed anche il vostro portafogli.

sabato 11 giugno 2011

Duchessa - Ducale

Che sensazione meravigliosa prova il ricercatore, lo studioso o il semplice appassionato, quando svela un mistero.
Quando piccoli ma significativi episodi ci vengono rivelati, quando gli oggetti antichi provano ad urlare la loro storia e noi non siamo in grado di capirli.. quando anche una sola foto parla più di mille pagine scritte...
In questi momenti noi, scopritori di piccoli tesori, comprendiamo appieno di essere gli strumenti di una forza superiore, che ci indirizza e ci sostiene nei momenti difficili.
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Brividi lungo la schiena.
Gioia irrefrenabile.
Stupore.
Questo avrà provato Gary, dopo svariati tentativi di contattare la Ducale.
Ma alla fine la sua tenacia è stata premiata.
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Gioiamo assieme a lui, fortunato proprietario di un raro gioiello... a leva.

Casalia Superexpress di Danini Ugo

Il 30/04/1948 il sig. Ugo registrò a Milano il brevetto 28385.
Prodotta a Corte Cerro, una delle patrie storiche della caffettiera italiana, la Casalia non può assolutamente mancare in una collezione di caffettiere.
Il brevetto riportava la seguente descrizione:
"Caffettiera con filtro per la preparazione del caffè espresso, con becco mistilineo d'erogazione, monoblocco con il coperchio asportabile".

Alzi la mano  chi avesse mai immaginato l'età di questa "signora"; io no di certo!


Il becco erogatore è certamente l'elemento caratterizzante.
Ma anche il bricco fa la sua bella figura!
Deliziosa la costa di rinforzo del piattello...
Sul coperchio troviamo incise alcune informazioni: purtroppo una parte è poco leggibile.
Il classico filtro anni '40-'50 a gambo conico, prolungato fino a quasi toccare il fondo della caldaia.
L'attacco a baionetta ne migliorava la praticità d'uso.
Avrei voluto mostrarvi anche il disegno del brevetto, ma... siamo in Italia: chi vuole vederlo deve necessariamente andare all'Archivio di Stato a  Roma.

Il Notiziario di Gianni

 Vi segnalo un'intervista pubblicata lo scorso mese sul Notiziario Torrefatori a pagina 8,9 e 10.
Più o meno sono le solite cose dette e ridette su questo Blog, ma in più c'è qualche spunto di discussione interessante.
E l'intervistato è veramente un simpaticone!!

La Crema Caffè con la Faemina

La Faemina meriterebbe parecchi post di approfondimento:
sembra una delle solite macchine, ma in realtà è una macchina "da bar" ridotta ai minimi termini.
Complessa, difficile da manutenzionare, è un oggetto unico nel panorama delle macchine espresso a leva.


Qui la potete vedere in due brevi filmati.


Il caffè è incredibilmente cremoso, come se tutto quanto diventasse un' emulsione.
Se ne trovano in gran quantità, ma se la volete usare...
Fate tutte le verifiche del caso!

domenica 5 giugno 2011

Laibach meine liebe

Avrei mai potuto rifiutare un invito all'inaugurazione di una mostra di Enrico Maltoni?
Certamente no.
Poi a Lubiana... la cosa era ancora più stuzzicante!
Una bella gita di famiglia...
Per iniziare, due "stelle" assolute: 
a destra una Victoria Arduino, 
a sinistra ... 
collezione privata!
La M.A.R.E. dei fratelli Snider: una macchina da sogno.
Una La San Marco mooolto fascista...
Tanti modelli e tante marche famose, per un colpo d'occhio di sicuro effetto.
"Un Cimbalino!" 
Così la Cimbali sperava di far cambiare le abitudini degli italiani nell'ordinare un caffè espresso.
L'esperimento non ebbe un gran successo...
Certe cromature fanno ancora sognare.
Cadillac, Wurlitzer, Harley Davidson... La San Marco.
Gaggia, Faema, quante forme deliziose, rubate alle colonne greche o ai radiatori delle macchine dell'epoca.
Quando una mostra non è improvvisata...
...è perchè c'è un lavoro di preparazione certosino, professionale, e di buon gusto.
Quanto ho imparato in solo un anno grazie ad Enrico!
E siamo solo all'inizio...
Ed ecco qui sotto una dei gioielli della mostra:
La Dorio Lineare anni '40.
La base, in marmo rosso di Verzegnis, ha uno spessore esagerato per conferirle la necessaria stabilità.

Negli anni '50 e '60, l'azienda ritirò le macchine e le sostituì con altre più moderne ad idrocompressione, riutilizzando i marmi... per pavimentare il piazzale della fabbrica!

I tre tubi costitutivi, erano spesso "recuperati" dalle tubazioni che il Genio Militare approntava per le docce da campo, e spesso non sorvegliava a sufficienza. (fonte: cav. Dorio)
Corsi e ricorsi della storia: vent'anni più tardi la Caravel copiò spudoratamente questo coperchio.
La Vittoria alata è pronta ad incoronare Enrico... Re delle macchine espresso da bar.
Ed eccoci giunti al termine: 
siamo due entusiasti appassionati (anche se in settori diversi...)
Andate a Lubiana!
La mostra durerà qualche mese, tutte le informazioni le troverete qui .
La città merita comunque una bella visita: moderna ma austroungarica allo stesso tempo, piena di vita e di fascino... la adoro.

sabato 4 giugno 2011

Frank Sinatra: The coffee song



Sorseggiate una buona tazza di caffè regalandovi un bel sorriso!

Frank Sinatra incise questa allegra canzone nel 1946.
Qui lo possiamo ascoltare in una versione un pò più recente, probabilmente anni '70.
Chi conosce discretamente la lingua inglese, potrà godere appieno del simpatico testo...
... la figlia del politico accusata di bere acqua al posto del caffè...
...la ragazza, alla quale hai chiesto un appuntamento, che odora di percolatore...

Semplicemente geniale.



Siran: quando in Giappone costruivano (anche) le caffettiere

Per tanti anni l'ho vista in vendita nei vari annunci d'oltremanica.
Poi un giorno mi sono deciso:
partecipo all'asta!
Due uniche offerte, la mia era la migliore, ma man mano che i secondi del conto alla rovescia scorrevano inesorabili, iniziavo a preoccuparmi.
Meno di una sterlina; sarà mai possibile?
 Ce la farò a vincerla a questo prezzo irrisorio?


L'avviso "ti sei aggiudicato l'oggetto" mi ha fatto gioire e preoccupare.
Me l'avrebbero spedita?
Fortunatamente il venditore era un professionista, e soprattutto non era "furbetto".

Direttamente dagli anni '60, questa macchina ci arriva intonsa, in condizioni strepitose.
Negli stessi anni i giapponesi ci proponevano ben altre cose...
Consiglio la visione solo ad un pubblico adulto e consapevole dei rischi! 



La Siran non la possiamo definire "caffettiera", nonostante il titolo pomposo impresso sulla scatola.
Era un bollitore.
Funzionava a 12 Volt, quindi poteva essere usata con la tensione della batteria dell'autovettura oppure quella di un' imbarcazione.
Fedele compagna di lunghi viaggi, quando gli Autogrill non erano così diffusi.
La staffa arancione andava infilata nella portiera, tra il finestrino e la guarnizione interna.
In questo modo la macchina era sempre pronta a soddisfare le esigenze del guidatore assonnato, e non rischiava di rovesciarsi.
La solita emozione di quando si apre una confezione "vergine"...
Era forse un regalo di nozze poco gradito?

Si possono notare sul fianco due adesivi : quello verde indicava il livello dell'acqua; quello rosso invece era un geniale indicatore del raggiungimento della temperatura ottimale: essendo termosensibile, cambiava colore diventando nero.
Qui sotto possiamo vedere la classica resistenza a ricciolo.
I componenti erano estremamente semplici:
  • recipiente bollitore
  • tappo-brocca per travasare l'acqua
  • filtro
  • bicchierino
L'acqua calda veniva travasata nel bricco, e poi versata sulla polvere di caffè adagiata nel filtro.
Una rapida percolazione...
Ed il caffè era servito!

La caffettiera più rara ?

rarità s. f. [dal lat. rarĭtas -atis, der. di rarus «raro»]. Oggetto (soprattutto d’arte o da collezione) raro, difficile a trovarsi in quan...