Studio, tanto tanto studio e memoria fotografica.
Questo è un pò ciò che distingue il collezionista "fortunato" da quello "sfortunato".
Le macchine rare si trovano ancora, basta avere pazienza e lasciarsi guidare dall'istinto.
Non bisogna focalizzarsi su "quel modello"... non lo troverete!
Una delle macchine ai primi posti della mia lista "dei desideri" è da sempre stata la Milanese.
Colpa anche del mio amico G. che la descriveva come una specie di sogno sensuale...
Ed io la cercavo... e non la trovavo.
Se era milanese... l'avrei trovata ai Navigli... non di certo da queste parti!
Eppure... Il fato mi ha portato a visitare a tarda ora un mercatino friulano, pochi giorni fa.
Ed eccola apparire, in lontananza, in mezzo a tante cianfrusaglie di ottone.
Bella, bellissima, eppur così anonima.
Come al solito ho adottato una tecnica di accerchiamento, informandomi quasi distrattamente sul prezzo di oggetti che non mi interessavano. E tra questi uno ha colpito la mia attenzione.
No
Non può essere
Il supporto reggi macchina
e più in là... i contenitori dello zucchero e del caffè!!!
Credo di essere impallidito.
Ho calcolato rapidamente quale sarebbe stato il mio limite massimo di spesa.
Reso edotto sul prezzo, ho pagato senza battere ciglio (la famosa "Pokerface"), ed ho informato (dopo essermi allontanato di parecchi metri) mia moglie di aver pagato una somma pari ad un decimo del mio limite.
Questo è un pò ciò che distingue il collezionista "fortunato" da quello "sfortunato".
Le macchine rare si trovano ancora, basta avere pazienza e lasciarsi guidare dall'istinto.
Non bisogna focalizzarsi su "quel modello"... non lo troverete!
Una delle macchine ai primi posti della mia lista "dei desideri" è da sempre stata la Milanese.
Colpa anche del mio amico G. che la descriveva come una specie di sogno sensuale...
Ed io la cercavo... e non la trovavo.
Se era milanese... l'avrei trovata ai Navigli... non di certo da queste parti!
Eppure... Il fato mi ha portato a visitare a tarda ora un mercatino friulano, pochi giorni fa.
Ed eccola apparire, in lontananza, in mezzo a tante cianfrusaglie di ottone.
Bella, bellissima, eppur così anonima.
Come al solito ho adottato una tecnica di accerchiamento, informandomi quasi distrattamente sul prezzo di oggetti che non mi interessavano. E tra questi uno ha colpito la mia attenzione.
No
Non può essere
Il supporto reggi macchina
e più in là... i contenitori dello zucchero e del caffè!!!
Credo di essere impallidito.
Ho calcolato rapidamente quale sarebbe stato il mio limite massimo di spesa.
Reso edotto sul prezzo, ho pagato senza battere ciglio (la famosa "Pokerface"), ed ho informato (dopo essermi allontanato di parecchi metri) mia moglie di aver pagato una somma pari ad un decimo del mio limite.
Da un catalogo del 1882 (grazie ancora Paola!!!) scopriamo il principio di funzionamento, e se il Professore Mantegazza la raccomandò.. beh! dobbiamo proprio pensare che all'epoca fosse una gran macchina.
Ed ecco a voi la Milano: 130 o forse anche 140 anni portati splendidamente.
La caffettiera era già stata da me lucidata al momento delle foto, per questo si notano piccole differenze di colore.
Vorrei focalizzare la vostra attenzione sulle maledette macchie biancastre da Sidol.
Per cortesia, dopo averlo usato, se proprio dovete usarlo... lavate i pezzi!
I due contenitori sono deliziosamente uniti da due lame, una conformata ad anello per trasportarli con comodità.
La base è dotata di tre linguette incernierate e di un supporto inferiore in legno di noce dipinto di nero.
La conformazione del manico è incredibilmente ergonomica e funzionale.
Stesso dicasi per la macchina qui sotto, con ben impresso il numero delle tazze ottenibili, caratteristica comune alle caffettiere italiane di fine secolo.
La brutta ammaccatura nulla toglie al fascino della meneghina ottonata, e non ne pregiudica il funzionamento.
Prossimamente pubblicherò ulteriori foto e notizie.
Per il momento gioite con me,
oppure invidiatemi pure,
oggi ve lo consento.
ma splendida proprio :)
RispondiEliminagabriele
Veramente bella!
RispondiEliminaAttendiamo di vedere i caffè.
Alessio.
Dai, manca poco!
RispondiElimina