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sabato 2 giugno 2018

Caffettiera Moka express Bialetti con Termocrem - (Papetti Pietro parte 2)

Ieri scrissi del signor Pietro Papetti
lasciandovi un quesito:
quale brevetto aveva sviluppato assieme alla Bialetti?
E con quale scopo?

Partiamo da un presupposto che forse non tutti gli italiani sanno:
il caffè prodotto con la moka Bialetti è "diversamente buono".
Direi cattivo.
Questione di temperatura purtroppo: 
la moka estrae il caffè a circa 100°C esaltando così tutta la parte amara.
E'interessante scoprire che già negli anni 60 alla Bialetti qualcuno cercò di ovviare a questo problema.
Come?

Contattando il sig.Pietro Papetti suppongo.

Questo fu il risultato:
Di fatto con l'aggiunta di un bicchiere forato si separava l'acqua destinata a produrre vapore da quella che poi avrebbe estratto il caffè.
Idea geniale anche se a mio avviso (parlo con cognizione di causa avendo lavorato 20 anni con caldaie industrali) la soluzione presenta alcune lacune tecniche.
Comunque funziona.
La temperatura si abbassa di circa 8 - 9 gradi centigradi (verificato personalmente).

Il brevetto Papetti è del 15 ottobre 1964: nei successivi due anni la Bialetti si impegnò nella vendita di questa nuova soluzione.
L'aspetto commerciale più rilevante fu il fatto che la caldaia rimaneva invariata come forma e dimensioni, creando una "nuova moka" solo modificando il filtro e aggiungendo il bicchiere forato.

Il nome scelto fu "TERMOCREM", e fu depositato in data 13/02/1965

 La prima pubblicità è del 1965
L'idea era ottima.

Il caffè migliorava, e di molto: finalmente con una moka si poteva assaporare un caffè qualitativamente eccellente..

Il marchio era leader italiano nella produzione di caffettiere.

Tutto lasciava presagire un successo enorme.
Eppure..
Dopo qualche mese l'ufficio pubblicitario Bialetti si trovò costretto a rivelare e "spiegare inequivocabilmente cosa fosse questo oggetto misterioso".
Notate come fu posto l'accento sul "gusto che non conoscevi ancora". 
Le vendite non decollarono. Anzi.
Immagino lo sconcerto alla Bialetti: era come se la FIAT avesse deciso di dotare le sue 500 di un motore turbo quasi allo stesso prezzo.
Perchè l'italiano medio non capiva?
Perchè i magazzini rimanevano tristemente pieni di Termocrem? 
 L'anno successivo arrivò un ulteriore pubblicità che giustamente invitava a comparare il caffè tra quello preparato con la Moka express "standard" e con quello ottenuto con la Termocrem.
Eppure.. pochissime ne furono vendute.

Che strano.
Sarebbe bastato il passaparola.
In pochi mesi tutti avrebbero apprezzato il caffè più "aromatico e fragrante".
E invece non successe nulla.
La produzione fu interrotta dopo soli due anni.

Immagino che migliaia di Termocrem furono riconvertite fresando il nome inciso e grattato con paglietta la la scritta  dipinta sotto l'omino con i baffi.

Perchè questo insuccesso?
Chissà se fu capito all'epoca.

La spiegazione è purtoppo molto semplice e l'ho descritta
 ampiamente in questo post di due anni fa (click sul link).

L'italiano non era pronto. 
Il palato degli italiani era purtroppo "maleducato", incapace di discernere tra caffè buono e caffè cattivo.

E quindi il caffè fatto con la Termocrem sicuramente
 "sapeva di poco".
Mancava quel "buon" retrogusto amarissimo e bruciato al quale ci si era fatta l'abitudine per oltre 60 anni.

(continua) 

sabato 11 dicembre 2010

Faemina : piccolo restauro

Alla fine anche la Faemina, delizioso capitello cromato degli anni '50, è entrata a far parte del mio piccolo museo.

Più avanti ne parlerò in maniera dettagliata, ma oggi vi voglio illustrare un semplice ma significativo restauro.

Le Faemine hanno uno scudetto di ottone che in origine era verniciato di un'opinabile color marrone.
Le parti in rilievo, come il bordo esterno e le lettere, potevano così risaltare al meglio.
Dopo qualche migliaio di caffè e continui sbalzi termici la vernice inevitabilmente si secca, si crepa e si stacca.

Questo può essere sicuramente un buon sistema per valutarne il chilometraggio... meno caffè fatti... più vernice.

Questa macchina è stata usata tanto, quindi... pochissima vernice!

Dipingere la base di un bassorilievo in realtà non è così difficile.
Bastano un pò di stuzzicadenti (alcuni di essi sapientemente sagomati) e qualche straccio.
Si intinge lo stuzzicadenti nella vernice (Humbrol per modellismo), e si accompagna una piccola goccia negli spazi liberi, con tanta, infinita pazienza , quasi come un monaco zen (i miei pochi capelli mi aiutano parecchio in questo..).
Ovviamente la vernice non andrà sempre dove vogliamo, quindi con lo straccio cercate di ripulire rapidamente l'eccesso.
Goccia dopo goccia in circa 2 ore, senza fretta...

Al termine del lavoro vi consiglio di attendere almeno 24 ore prima di effettuare le rifiniture, e 96 prima di accendere la macchina.
Se invece preferite l'effetto "vintage" con la vernice raggrinzita, dopo un paio di giorni potete iniziare a scaldarla e raffreddarla in più cicli consecutivi.

Io ho preferito la seconda opzione in quanto questa Faemina è veramente"vissuta", ed una verniciatura perfettina proprio non ci stava.
Le foto del lavoro ultimato le vedrete assieme alla macchina completa.
Nell'attesa, bevetevi un buon caffè; io farò altrettanto utilizzando proprio questa  meraviglia!


sabato 21 agosto 2010

faema baby


Il giorno di ferragosto lavoravo...
E' la maledizione dei turnisti!
Ed a Gradisca c'era un micro mercatino... mannaggia!
Poi... una telefonata trafelata della mia sposa.
"Faema Baby     celeste      filtro     scusi...  quanto vuole ?"
Si muovono le leve?
"Si   ma  aspetta     non si rimonta più il filtro    aiutoooo"
Solleva le antenne!
Ma è graffiata!
Prendila!!! 
Tra le ultime baby prodotte...
potevo lasciarla li?
I paragoni con il primo modello prodotto sono imbarazzanti.
Materiali "ultraleggeri"scadenti.
Scarsa qualità in generale.
Verniciatura... penosa.
Ma l'effetto... è comunque appagante.
Per questo motivo le baby vanno a ruba.
Sono oggetti di design, non certo apparecchiature poco complesse adatte ad ottenere il nero nettare.

venerdì 12 giugno 2009

La Peppina Fe-Ar (2) : le istruzioni per l'uso

Che splendide parole: idrocompressione, crema caffè.
Chi vive di sola moka, difficilmente riesce a capire il rituale magico che permette allo stesso caffè di assumere così tante sfumature "estrattive" a seconda dell'apparecchio usato.


La Peppina fa parte della Storia d'Italia.
Uno dei tanti felici connubi tra tecnica e design anni '60, di cui ancora oggi andiamo fieri.
Chi fosse interessato alle istruzioni , può richiedermele via mail.

mercoledì 29 aprile 2009

Faemina Baby, storia di un piccolo restauro (2)

Nel novembre del 1957 il Sig. Pietro Papetti presentò per conto delle Officine Faema domanda di brevetto europeo.
Il brevetto francese n° 1186666 A47J oltre a ben rappresentare il principio di funzionamento della macchina, ci fa scoprire la sua simpatica denominazione: "Macchina per la preparazione della crema-caffè ad uso domestico" .

Nel disegno si possono notare le impugnature sferiche, a conferma che tali erano nei primi modelli. Successivamente, pur mantenendo la verniciatura martellata verde, vennero adottate le impugnature a oliva, sempre in bakelite; il portafiltro venne alleggerito ricavando 2 ampie finestre sul corpo; sotto la base vennero sistemati 4 gommini antiscivolo.
(foto gentilmente fornita dalla rete).


Il restauro non poteva dirsi completo se non dopo aver ripristinato la funzionalità della guarnizione al 100%.
Il primo tentativo, il più logico, fu quello di scrivere alla Faema, chiedendo la disponibilità del ricambio.
Dopo qualche giorno fui chiamato e mi venne dato il numero di una ditta che si occupava della produzione delle macchine casalinghe.
Risultato? Ovvio: migliaia di macchine prodotte, decine in vendita all'asta ogni mese, e nessun ricambio disponibile, neanche a pagarlo oro.

I primi tentativi furono imbarazzanti...
Macinatura del caffè ottimale, compressione del caffè nel filtro adeguata ( circa 10 kg ), pressione sulle leve come da calcoli...
Risultati :
  1. effetto brodaglia con poca pressione sulle leve.
  2. effetto champagne con fuoriuscita dell'acqua dal portafiltro con media (1,5 - 2 Kg) pressione sulle leve.
Rripetutamente cercai di adattare degli anelli o-ring al lato superiore della guarnizione, ma la tenuta sulle pareti del filtro non era mai sufficiente.
Così con pazienza "olimpica" riuscii a togliere la guarnizione dalla sua sede per cercare un ricambio in qualche negozio di pompe idrauliche.


Ma poi, 2 giorni fa, ho visto un video che mi ha illuminato la "strada delle semplici soluzioni".
E devo ringraziare un vero e proprio "guru" americano di questo.

Un elastico in gomma di 3 cm di diametro e 2 pezzi di nastro adesivo opportunamente ripiegati hanno riportato in vita un importante pezzo di storia italiana, di design, di ingegno e di quel pizzico di follia che permette, a chi osa, di vincere le grandi sfide.
Non ho documentato fotograficamente la modifica, anche per non togliere all'amico americano la gioia di vendere le sue guarnizioni create in esclusiva.

martedì 28 aprile 2009

Faemina Baby, storia di un piccolo restauro (1)

In ogni collezione di macchine da caffè non dovrebbe mai mancare la qui
presente Baby Faemina.
Ed infatti dopo anni di ricerche ho coronato il mio sogno :
ad un prezzo più che onesto, sono riuscito ad aggiudicarmi sul noto sito d'aste on-line il primissimo modello con stampigliato sulla base il n°progressivo 798.
Grande successo hanno i modelli più recenti,sicuramente più accattivanti esteticamente, ma privi di quella poesia costruttiva, anche ingenua e "casareccia", di una prima serie.

Il primo passo è stato quello di rimuovere il perno di fissaggio delle due leve al corpo in lega, verniciato con Hammerite verde martellata... proprio come i vecchi torni o le vecchie frese industriali.
Il pistone sembrava quello di una moto...

Le palline in bakelite tendevano a ruotare, quindi ho ricoperto i filetti con del nastro in teflon.
E' stato sufficiente un giro di nastro per fissarle perfettamente
Il materiale delle leve e la finitura superficiale mi ha sorpreso molto:
una lama ripiegata ad "U" in una lega ferrosa leggermente ruvida e scabrosa sui lati esterni, probabilmente nikelata o cromata.


Il filtro ci ricorda che la macchina è brevettata, in Italia nel novembre del 1956, con brevetto aggiuntivo nel gennaio del 1957, e con brevetto europeo FR1186666A pubblicato il 31 agosto 1959, ma di quest'ultimo parleremo in separata sede...

Il pistone presentava una guarnizione leggermente usurata ma ancora ben elastica ed un corpo in alluminio in buone condizioni.

Visto dall'altro lato si possono notare i residui del grasso originale frammisti a piccole scorie metalliche createsi con lo strofinio dei metalli a contatto.

Le leve disassemblate rendono ben intuibile l'enorme pressione esercitabile
sul cielo del pistone con un minimo sforzo.
Applicando il principio di Archimede sulle leve, e considerando le dimensioni ragguardevoli dei bracci, esercitando una forza di soli 1,5 Kg su entrambe le impugnature, otteniamo una pressione nel cilindro di 9 Kg, ottimale per estrarre la vera "crema di caffè".


Dopo la lucidatura delle parti metalliche non ho resistito ed ho testato la macchina con del caffè macinato moka... un brodo schifoso, presagio di quello che avrei passato in seguito (continua...).

Il collezionismo malato

Negli ultimi mesi mi è successo per ben tre volte: mi aggiudico un asta, oppure trovo su un sito di vendita un vero affare e attivo la proce...