giovedì 29 marzo 2012

Napierian


Prima o poi arriverà...
La Napier, semplice ed ingegnosa macchina da caffè della metà del 19° secolo è da sempre uno dei miei obiettivi.
Un sogno...
...da impazzire.



Ma visto e considerato che non riesco a trovarla al di là della Manica (ah! perfida Albione!), ho ben pensato di costruirmela in casa.
In realtà ho voluto dare un tocco professionale con un paio di "vetri" da laboratorio, ma se volete ve la potete costruire con qualsiasi recipiente a chiusura ermetica, in grado di resistere al fuoco.
Il tappo l'ho forato per poterci infilare il tubo Rilsan, mantenuto in forma dalla serpentina di acciaio.
Qualche cavo di rame e dadi, aste filettate e rondelle, recuperate qualche anno fa in un immondezzaio privato, hanno fornito il sostegno strutturale.
Una tavoletta in mogano si è prestata a far di base, previa lucidatura a gommalacca e tampone.
Il filtro (non visibile) è quello di una moka da 2 tazze opportunamente sagomato.
Il bruciatore arriva da un mercatino dell'usato, pagato ben 50 centesimi..
Il procedimento è semplice:
l'acqua si riscalda e crea vapore,
il vapore spinge l'acqua a fluire dentro il tubo,
l'acqua si mescola con il caffè macinato (lentamente),
quando tutta l'acqua si è trasferita nel secondo recipiente si spegne il bruciatore,
dopo qualche istante la temperatura si abbassa, creando una depressione che risucchia l'infuso.
E' un'applicazione dell'equazione di stato dei gas perfetti: 
semplificando... Pressione x Volume = Costante x Temperatura.
Il profumo è ottimo.
Il gusto delicato.
La soddisfazione poi... immensa.
(nota per i più coraggiosi: se anche voi volete costruirvi la vostra Napier personale... assicuratevi che il tappo sia efficiente... altrimenti un gayser brutale riempirà di vapore la casa, e non chiedetemi come faccio ad esserne così sicuro!)


sabato 17 marzo 2012

Venga a prendere il caffè da noi



Dissacrante commedia del 1970 (click sul link)
nella quale si narra la storia di un impiegato ministeriale,
interpretato da Ugo Tognazzi(uno dei miei attori preferiti).

Il motivo conduttore del film è cantato dai Giganti;
probabilmente una delle canzoni più deliranti e sottovalutate di sempre.



Citando Wikipedia, il protagonista "contempla e applica i principi dello scrittore Paolo Mantegazza, cioè che un uomo, a una certa età, per poter star bene deve avere le 3 C: carezze, caldo, comodo."

Riprendendo il titolo del film... direi una quarta C : caffè.
Due giorni fa mia moglie mi inviò una mail: "sto guardando questo film, è bellissimo, e c'è una macchina da caffè che conosci molto bene...".
Incuriosito andai alla ricerca di qualche spezzone su youtube, ed eccola comparire!
Una fontana a vapore dei primi del '900.
Sembra proprio una "Carlo Sigismund" di Milano.
Simpatica la pubblicità occulta del barattolo Lavazza Paulista in bella mostra.


Paolo Mantegazza consigliava anche altri tipi di caffettiere (click sul link)


Eccovi un estratto dal film:
l'allusione finale riguardante le tre mele è in realtà riferito alle tre sorelle Tettamanzi, che diventeranno le amanti di Tognazzi con risultati... imprevedibili.
Esilarante la battuta sulla deviazione del retto... che adesso è curvo!

La Perfetta


Esiste una caffettiera napoletana "perfetta"?
Certamente.
La Perfetta di A. Vescovi.
Made in Roma.
Bella!
Scintillante come il giorno nel quale fu venduta.
Fine '800?
Primi anni del '900?
Vorrei scoprirlo prima o poi.
Una Napoletana in alpacca..
..già, come mai in questo materiale?
Ho fatto delle prove: l'acqua bollente non assorbe alcun gusto metallico.
Sicuramente un bel passo avanti rispetto alle coetanee in latta stagnata.
Una "macchinetta" di gran pregio, curata e certamente inusuale.
Una macchinetta che mi rimarrà nel cuore.
(come un pò tutti i miei restauri)


Lucidare una caffettiera in alpacca


Mancava solo lei.
GG me ne aveva date un pò da sistemare, e visto che per questa non c'erano particolari difficoltà tecniche, me l'ero tenuta per ultima.
"fammi solo il manico"
ma certo... lo sai che di me ti puoi fidare...
Poi, innestando il manico nuovo, ecco apparire un'incisione sul fondo...
mmm, rame, zinco e nikel..
Ecco perchè era così verdastra.
Armato di paglietta e di pasta lucidante ho fatto un tentativo (vedete qui sopra):
si, si può lucidare.
Ma con una fatica pazzesca!

Non potevo certamente rinunciare, ne andava del mio buon nome.
E così ho affrontato la situazione di petto: paglietta 00 e... anticalcare spray.
Vi consiglio un prodotto del Lidl, il W5, costa la metà del Cillit Bang e funziona egregiamente.
Come per incanto l'ossidazione centenaria ha iniziato a... sciogliersi, lasciando affiorare un bel color rosa.
"NOOOO!
Mi hai tolto la patina!!!"
Ebbene si.
Successivamente la paglietta 000 e vari prodotti magici l'hanno riportata allo stato originale, ma ve la mostrerò in un prossimo post.

mercoledì 14 marzo 2012

La Vulcan di Jasna


Chiacchierando con un'amica di mia moglie, mentre sorseggiavamo un caffè, ad un tratto mi disse: "se ti interessa ho una macchina da caffè, è piccolina, elettrica...".
Vediamola.
Sarà la solita Stella...
Ed invece la scorsa domenica, al suo banchetto al mercatino di Gorizia, mi estrae da una borsa di plastica questa Vulcan, come un mago estrae un coniglio dal cilindro.
Et voilà!
La guardo, la riguardo.
Ci penso.
Rifletto.
mmm, e questa dove la metto?
E' una vera tragedia aver raggiunto la capienza massima della mansarda!
Ma queste incisioni sul mantello... sono proprio deliziose.

Ed alla fine l'ho presa.
Ringrazio ancora Jasna per la pazienza...
La placca indicante il marchio è fissata da un solo rivetto: l'altro non tiene più, ma ho deciso di lasciarla così.

La macchina sembra più antica rispetto alle mie altre Vulcan: il peso è maggiore, e l'esterno è cromato "generosamente".
La lucidatura è stata fin troppo semplice: un pò di crema e paglietta d'acciaio 000.
Il tappo di fissaggio sarebbe stato in perfette condizioni...
... se non fosse stato per la vite, sforzata con attrezzi impropri.

Il marchio Vulcan rimane tuttora un mistero per me.
Milanese? Torinese?
Forza, cercate anche voi una traccia di questo marchio storico! Pubblicità, fogli di istruzioni, sbizzarritevi!

Percolator

Svegliamoci con un caffè preparato all'americana!
Percoliamo tutti assieme!


I bought myself a percolator
Just to keep my coffee hot
I didn't have a percolator
I didn't have a coffee pot
My chick's a-want me to date her
I should be ready, but I'm not
I'll have to wait and date her later
I've got to heat my coffee pot
Keep a-perking perculator
Come on and give it all you got
Keep a-perking perculator
You got to keep my coffee hot
I don't wanna aggravate her
'Cause she's really all I got
Probably think there's no one greater
And I like her quite a lot
Now I'd like to second rate her
But I'm just a coffee sot
When we're married someday later
We'll put in a coffee shop
Keep a-perking perculator
Come on and give it all you got
Keep a-perking perculator
You got to keep my coffee hot

lunedì 12 marzo 2012

sabato 10 marzo 2012

Il nuovo sito di Andrea Moretto

 Nel panorama sempre più vasto di siti dedicati alle caffettiere,
Andrea ci regala una perla rara:

 Mi trovo in leggero imbarazzo a commentare il suo ottimo lavoro:
 Andrea è stato un precursore, ed il suo precedente sito è stato per me
fonte d'ispirazione; mi ha fornito lo stimolo per creare questo mio blog.
L'allievo non dovrebbe mai giudicare il maestro.

In questi ultimi mesi, grazie anche ad un "surplus di tempo libero", il sito si è arricchito di immagini ed informazioni, e rispecchia finalmente le reali potenzialità del Professore.
Chi, come me, conosce l'enorme mole di lavoro che si nasconde dietro anche ad una singola scheda descrittiva, lo apprezzerà ulteriormente.
Forza Andrea!
Continua così.

Le caffettiere di merda


Ieri ho pubblicato un piccolo prologo (cliccate qui per vedere il post) riguardante la Lombarda e Leopoldo Giussani (poi pubblicato poco fa).
Ma qualcuno non ha gradito.
Qualcuno che mi insulta e mi dà del vigliacco.

Mi viene un dubbio: stiamo parlando veramente di caffettiere o di cosa?

Il mio blog si chiama "Caffettiere e macchine da caffè".
Non ha altri nomi.
Parla delle mie macchine e di quello che altri appassionati hanno il piacere di condividere.
E parla della mia vita, le mie gite, gli amici che ho conosciuto e del mio rapporto con il caffè in generale.

Qui, per chi ha la pazienza di leggere quello che scrivo, non troverete verità assolute, bensì le mie opinioni personali.
Opinioni che talvolta si scontrano con quelle degli "integralisti", i veri "guru" del settore, quelli che conoscono "il verbo", quelli che hanno visto la luce, quelli che hanno solo certezze.
Beati loro!

Signori miei cari, avete il mio numero di telefono, e potete chiamarmi liberamente per un confronto o per insultarci a vicenda.
Ma quando sconfinate nel patetico, non posso far altro che esporvi al pubblico ludibrio.

Non esistono caffettiere di merda, 
ma si possono fare invece tante figure di merda...

La Lombarda e Leopoldo Giussani: breve storia di un grande amore


Quante aziende conosciamo recanti il nome del cane del proprietario?
Fino ad oggi, direi nessuna!
Il signor Nico ci racconta la sua Storia, attraverso le immagini di famiglia.

“ La LOMBARDA” 
ed il magazzino dei Ricordi

Milano, 9 febbraio 2012


Carissimo Lucio ,

ho ricercato nell’archivio fotografico che sto risistemando ed ordinando dopo la morte di mia Madre, ultima “portatrice” del nome Giussani, ed ho trovato alcune foto che Le allego.

Ho ritrovato in originale l’atto di acquisto dell’immobile e del laboratorio ad esso annesso, datato 1920, 
probabilmente quindi acquistato a seguito dei discreti guadagni provenienti dalla produzione e vendita delle caffettiere, e da ciò deduco che la nascita reale e l’affermazione del prodotto, se così possiamo dire, risale ad un periodo di lavoro relativo ad una sede presa in affitto, poi divenuta di proprietà.


Sicuramente nella fase iniziale il numero civico corrispondeva ma, visto che dagli inizi degli anni ’50 ho sempre avuto la residenza al civico 52 di viale Abruzzi, dedurrei quasi per certo che, a seguito dei bombardamenti della seconda Guerra Mondiale che avevano raso al suolo l’intera Fabbrica Bianchi (bici e moto), sita agli inizi di viale Abruzzi e curiosamente anche dalla stessa parte del viale, ci possa essere stato un aggiornamento del piano regolatore durante la ricostruzione delle zone offese di Milano……

Ci sono alcune foto della “tenutaria” del nome aziendale, ovvero Lombarda, 

il cane femmina di mio bisnonno, ritratta in famiglia 
e nel cortile del laboratorio con i suoi cuccioli.



Una foto mostra l’ingresso dell’officina sita all’interno dello stabile, la foto è della fine anni ’30 / inizio ’40.
 Il cancello e le strutture che si intravedono in secondo piano sono le iniziali e non sono mai state modificate sino al 2000, anno in cui il laboratorio è stato trasformato in una serie di appartamenti. La persona in bicicletta è mio zio Fernando, nipote preferito di Leopoldo e Marta.

Un’altra immagine mostra il “camion” aziendale con davanti la figlia primogenita Adele, (mia nonna materna) sempre con lo zio Fernando.
La foto di famiglia ritrae Leopoldo, 
la moglie Marta Bosetti (una delle prime donne manager dei tempi),

 e le due figlie, Paola a sinistra, la secondogenita, ed a destra Adele, la primogenita.
Chicca finale, il portafoglio del bisnonno con l’effigie ricamata della sua Preferita………………

Come le dicevo al telefono, leggende familiari di cui mi imbevevo avidamente da bambino nei racconti dei nonni, era che appunto un dipendente del bisnonno, che aveva sposato la primogenita Adele, dalla Stessa subitamente allontanato per scarsa moralità (negli anni 20 la cosiddetta bigamia era uno scandalo abnorme), trafugasse a cavallo tra l’anno 1919 e l’anno 1921 (non è certo quando), alcuni preziosi progetti che, elaborati da concorrenti senza scrupoli, e dagli stessi successivamente brevettati, dessero luogo alla prepotente affermazione sul mercato di una nuova fiorente azienda……

Non sono in grado di affermare quando l’attività de “La Lombarda” sia cessata, di per certo, nell’immediato dopoguerra – 1947/49 il laboratorio di proprietà fu affittato ad una società che costruiva manometri , la “F.A.C.E.M”, che chiuse i battenti tra il 1957 ed il 1960.
Lampada realizzata a mano da Leopoldo Giussani

Lampada realizzata a mano da Leopoldo Giussani

Altro al momento non so dirLe, tranne di un sincero Grazie per la Sua chiamata e per la religiosa Passione con cui raccoglie e conserva questi Oggetti “Parlanti” (ma solo a pochi Eletti).

Cordialissimi saluti

Nico

Il collezionismo malato

Negli ultimi mesi mi è successo per ben tre volte: mi aggiudico un asta, oppure trovo su un sito di vendita un vero affare e attivo la proce...