domenica 14 gennaio 2018

Errata corrige.


Il 10 dicembre 2017 uscì su "la nuova Ferrara" un interessante articolo sulle caffettiere.
Purtroppo ho rilevato svariate inesattezze.



 Non è così, nel 1909 Manlio Marzetti brevettò e produsse una serie di macchine elettriche a Milano.
  1.  Non ci sono tracce di caffettiere prodotte in acciaio inox fino agli anni '50
  2. Le Stella da viaggio furono prodotte esclusivamente in ottone cromato
  3. Il museo Bramah si trova a Londra (https://en.wikipedia.org/wiki/Bramah_Tea_and_Coffee_Museum e purtoppo è chiuso da anni)
  4. Una copia dell'uovo russo di trova nel 90% delle collezioni. E' un oggetto estremamente comune.

  1. La marca esatta di questa caffettiera era "Paluxette"
  2. L'inventore si chiamava Hugo Patzner
  3. Il brevetto è del 1952 ( https://worldwide.espacenet.com/publicationDetails/originalDocument?CC=FR&NR=1077236A&KC=A&FT=D&ND=3&date=19541105&DB=EPODOC&locale=en_EP# ) (vedi la descrizione del brevetto francese)
  4. Di Paluxette da automobile ne vennero prodotte parecchie. Ne stimo almeno qualche migliaio. E si trovano in ottime condizioni con estrema facilità.
  5. La versione successiva l'ho descritta qui: http://caffettiere.blogspot.de/2015/09/auto-espresso-paluxette.html
  1. Pavoni non realizzò un bel nulla.
  2. La prima macchina da caffè espresso fu brevettata da Angelo Moriondo nel 1884 ( https://it.wikipedia.org/wiki/Angelo_Moriondo )
  3. Lo sviluppo successivo fu ad opera di Luigi Bezzera ( https://it.wikipedia.org/wiki/Caff%C3%A8_espresso )
  4. Pavoni acquisì il brevetto Bezzera.
  5. Achille Gaggia sfruttò il brevetto Cremonese a pistone (https://cafeoblog.wordpress.com/2017/01/20/ascenseur-pour-lexpresso-episode-26/)
  6. Le versioni attuali utilizzano pompe rotative, senza pistoni azionati a molla.

domenica 7 gennaio 2018

Anonima con stile.

Oggi pubblico il testo di un amico (che mi riguarda):

Ricevo una telefonata di un caro amico: “E' uscita una macchina elettrica che sembra una Giussani ma è un po' diversa. Vai a vedere”.

 Mi precipito come ogni incallito collezionista fa, abbandonando in tronco ogni incombenza lavorativa e non del momento.
 Ma, accidenti!, la curiosità non viene subito soddisfatta, se non dopo le dritte del compagno di avventure.
 E appare finalmente lei, folgorandomi. La guardo e riguardo con piacere.

E ripenso alle parole di Kant: “Solo ed esclusivamente il compiacimento del gusto per il bello, è un compiacimento disinteressato e libero, perché non c’è alcun interesse, né quello dei sensi, né quello della ragione, che costringa l’approvazione”.
 

 Sembra una Giussani.
Non lo è.
Ma rimane comunque un oggetto da sogno, per chi sa sognare.


Il collezionismo malato

Negli ultimi mesi mi è successo per ben tre volte: mi aggiudico un asta, oppure trovo su un sito di vendita un vero affare e attivo la proce...