Tutti i collezionisti hanno almeno una decina (se non di più...) di sogni proibiti.
Ma i sogni, se vogliamo credere a certe filosofie di pensiero , si possono avverare: basta volerlo.
Ed io «Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli», come il buon Vittorio Alfieri.
La Tipo Famiglia nella sua seconda versione è indubbiamente l'apice assoluto dell'arte e dell'architettura fascista applicata ad una macchina da caffè casalinga.
Se la prima versione era nata con uno stile spiccatamente Art Decò (la macchina è del 1920) , successivamente con piccole modifiche estetiche venne eliminato il meraviglioso scudetto smaltato, sostituito da uno ben più sobrio ma in linea con le tendenze degli anni '30.
Anche la nickelatura fu rimpiazzata da una sfavillante e più maschia cromatura.
Due tocchi di magia.
Ogni singolo particolare dimostra che la macchina non venne costruita pensando al risparmio, ma piuttosto fu una diretta emanazione (come vedremo più avanti) delle macchine da bar dalle quali discendeva concettualmente.
Grande, pesante, altezzosa!
Il turbinìo di emozioni che questo italico gioiello regala non sono certamente "democratiche":
nel 1923 il Duce proclamava che...
...la democrazia ha tolto lo «stile» alla vita del popolo. Il fascismo riporta lo «stile» nella vita del popolo: cioè una linea di condotta; cioè il colore, la forza, il pittoresco, l'inaspettato, il mistico; insomma, tutto quello che conta nell'animo delle moltitudini.
E di vero stile la Victoria Arduino ne è pregna.
Un capitello in metallo, uno status symbol della nuova oligarchia del Ventennio.
Ma quanti di voi, attuali o futuri possessori di codesta macchina, si cimenteranno nel suo restauro o ripristino ?
Per quei pochi voglio regalare qualche immagine che sarà di sicuro aiuto.
Le viti, la spina del tappo, i dadi; tutto si può rimuovere con disarmante facilità.
Qui sopra possiamo notare il dado di bloccaggio inferiore e la guarnizione che con ogni probabilità è in fibra di amianto.
Svitato il dado e le viti sul mantello, si può rimuovere la base in ghisa.
L'isolamento elettrico è come sempre dato dalla "pastina" in ceramica.
Purtroppo un cavo era parzialmente scoperto e mandava il tutto in corto circuito.
Un tubicino in silicone ed un pò di nastro adesivo hanno risolto il problema.
L'aquila della Victoria Arduino è quindi pronta per prendere il volo ma manca un particolare:
come funziona?
Sul tappo superiore c'è indicato nel senso della rotazione "acqua" e "vapore".
Ma non ci sono lance a vapore per il cappuccino...
Il brevetto in questo caso mi è stato di grande aiuto: la macchina lavora similmente a quelle da bar anni '30,
quindi il vapore, attraverso l'asta -otturatore collegata al tappo trova sfogo proprio attraverso il caffè macinato (che eresia, con il senno di poi...).
Non appena il vapore esce dal beccuccio erogatore, si può aprire la valvola e l'acqua premuta dal vapore viene spinta con forza attraverso il caffè.
Una volta ottenuta la quantità di caffè desiderata si scollega la spina elettrica e si chiude la valvola, permettendo al vapore di passare nuovamente attraverso il macinato, per "asciugarlo".
E stamattina... Vola! Possente aquila! Riprendi vita!
Il dottor Frankenlux ha colpito ancora...
"Da quel fatale giorno in cui fetidi pezzi di melma fuoriuscirono dalle acque ed urlarono alle fredde stelle: "io sono l'uomo" il nostro grande terrore è stato sempre la conoscenza della nostra mortalità, da stanotte lanceremo il guanto della scienza contro lo spaventoso volto della morte stessa, stanotte noi ascenderemo nell'alto dei cieli, sfideremo il terremoto, comanderemo il tuono, e penetreremo fino nel grembo dell'impervia natura che ci circonda."