Spesso i "miracoli" accadono.
Quello che tutti pensavano fosse solo una leggenda, è
invece realtà.
La Stella a 4 uscite bitubica.
Voglio i commenti degli esperti ora!
Fuori i cataloghi!
E per ricambiare la cortesia le ho prestato cure, attenzioni e coccole.
Il proprietario, celeberrimo collezionista di macchine ferraresi, l'ha cercata per quarant'anni, pur non conoscendone l'esistenza.
Com'è possibile?
Certi oggetti ci appartengono da sempre, anche se fisicamente non li possediamo.
Connessioni cosmiche?
Si, mi piace pensarlo: per questo affermo che questa macchina è da sempre di proprietà di Alberto.
La solita "padella" Simerac?
Assolutamente no.
Questa è la madre delle "padelle".
Spero che le foto riescano a suscitare parte delle fortissime emozioni che questo oggetto ha saputo regalarmi.
Potrei perdermi in banali descrizioni tecniche, ma questa macchina va amata incondizionatamente.
Per questo motivo ho voluto abbinarle il Requiem di Mozart: unita nella perfezione.
"Tuba mirum spargens sonum per sepulchra regionum, coget omnes ante thronum. Mors stupebit et natura, cum resurget creatura, judicanti responsura. Liber scriptus proferetur, in quo totum continetur, unde mundus judicetur. Judex ergo cum sedebit, quidquid latet apparebit, nil inultum remanebit."
Ogni più piccolo particolare rifinito a mano.
Il progressivo n° 14 la colloca tra le prime mai prodotte;
la più antica nel "fatato" mondo dei collezionisti.
Il piedino ha un fascino speciale; le successive Simerac migliorarono in qualità ma per me questo è ineguagliabile.
Qui sotto la caldaia scollegata dalla base scaldante ci mostra in dettaglio il sistema di aggancio dei portafiltro.
L'idea venne abbandonata per necessità: i supporti erano saldati e successivamente cromati, ma si staccavano troppo facilmente.
Nascondi meraviglie che con tanta fatica riesco ancora a svelare. Vista, piaciuta e presa. Non per me; non si possono possedere TUTTE le macchine.
Il prezzo non è stato sicuramente un problema... ...quando poi la macchina è nuova, in "mint condition"....
si paga senza discutere!
Ma cosa c'entra il cigno?
Wikipedia ci aiuta a capire:
Canto del cigno è un modo per indicare l'ultima espressione degna di nota di una carriera o di una vita professionale o artistica in declino. Per estensione si usa anche per indicare in genere l'ultimo segno di vitalità.
Infatti qui potete ammirare una delle ultime Aquilas prodotte dalla "Fratelli Santini" di Ferrara.
Dai fasti di una delle più importanti ditte produttrici dei primi anni del '900 si arrivò ad un lento ma inesorabile declino nel dopoguerra.
Le Aquilas degli anni '50 erano un prodotto "vecchio, antico"; c'era il Rock'n Roll , il caffè doveva essere "rapido" e moderno.
Questa macchina non ha avuto bisogno delle mie solite cure.
Qualche passata di panno in microfibra, e poi un paio di foto.
Possiamo notare perfino il foglio di cartone che andava a coprire la guarnizione per impedirne l'eventuale incollaggio alla caldaia.
Splendidi particolari... desueti. Ma tecnicamente perfetti.
Il numero di tazze in evidenza, aiutava a non confondersi con le quantità. 4 tazzine oppure 2 tazze più "consistenti".
E per terminare in bellezza, il foglio delle istruzioni.
Ecco affiancate le due cugine ; alla destra una Stella della mia collezione, alla sinistra l'ennesima macchina di G.G. (il misteriosissimo G.G. !).
Nel 1976 la Rizzoli pubblicò un manuale in che fu venduto in allegato al n° 48 del 23 novembre di Annabella.
Oggi pomeriggio, mentre tutta la mia famiglia era in preda ad una sorta di delirio del "butta via tutto", mi è capitato tra le mani questo simpatico libricino, destinato alla donna emancipata, indipendente e molto anni '70.
Una sorta di Monica Vitti recitante in uno dei suoi tanti film: bellissima moglie, capace (grazie a questo testo) di cambiare una lampadina, preparare una ricetta speciale, imparare nuovi giuochi di carte, ed inserirsi correttamente un diaframma.
Nel guazzabuglio d'informazioni ecco comparire un'immagine a me ben familiare: una caffettiera anni 50 - 60 priva del mantello esterno.
Mia moglie si è innervosita poichè la mia attenzione non era più rivolta alle pulizie "radicali" in atto.
Mi scuso con lei, ma non ho potuto cestinare questa chicca, anzi, la voglio condividere con chi l'apprezzerà.
Deliziosa ed unica nel suo genere, la Rio fu costruita in Austria durante il periodo dell'Anschluss dal 1938 al 1945, ma più logicamente dal 12 marzo del 1938 al 1° settembre 1939, periodo intercorso tra l'annessione e lo scoppio della 2° guerra mondiale.
Le sigle misteriose che appaiono sull'anello di bloccaggio quali DRGM (Deutsches Reich Geschmacksmuster ) e Ges.Gesch. (gesetzlich geschützt) si riferiscono al marchio registrato ed al copyright del design progettuale.
Che macchina buffa, con il corpo in alluminio così panciuto da ricordarmi un mastro birraio austriaco!
La base è in ghisa e garantiva un solido appoggio su ogni tipo di stufa o fornello.
Le viti di bloccaggio spingono su tre lati, ma.. attenzione! Non avvitatele troppo o rischiate di bucare la caldaia!
Tecnicamente è una classicissima macchina a pressione di vapore, una moka per capirci meglio, ma con uno stile mai più riprodotto.
Per questo motivo mi piace molto, proprio per quel tocco di "Austria felix"che fortunatamente il nazismo non era stato ancora in grado di annichilire.
Un grazie di cuore al generoso G.G. di Bologna (ma chi sarà mai???) che in un momento di follia ha ben pensato di farmene dono.