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mercoledì 25 gennaio 2012

Luna Press



Rigorosa e stilisticamente spartana, La Luna Press è una macchina simbolo della produzione statale ungherese degli anni '60 e '70.
Dopo anni di ricerche, eccola spuntar fuori dall'ultimo dei posti dove avrei immaginato di trovarla: a casa di un amico!
La base è in ottone cromato, mentre il resto della macchina è in alluminio di buona qualità.
Il bicchiere è provvisto esternamente di un manicotto in plastica per rendere l'impugnatura a prova di ustioni.
L'alimentazione elettrica a 220 V avviene attraverso la consueta spina ovale.
Il tappo di dimensioni generosissime, integra al suo interno la valvola di sicurezza.
Il portafiltro ci svela le centinaia di caffè ivi transitate.
Il filtro in alluminio leggerissimo è un classico austro-ungarico...
...in quasto caso, pur essendo profondo quanto il portafiltro, risulta molto ristretto di diametro: questione di economia domestica? In quelli anni il caffè doveva essere merce preziosa nei paesi del Patto di Varsavia...
Una "pregiata" vite in acciaio fissa lo screen, evitando di arruginirsi, non come le "maledette" viti delle Atomic Robbiati.

domenica 3 luglio 2011

Il Blog di Mik!

Alla fine Mik ha deciso!
Nessun libro.
Nessun articolo su qualche rivista specializzata.


Per voi, appassionati di "piccole e deliziose sculture in alluminio, utilizzabili anche per la produzione di caffè", dovrà diventare un sito da visitare spesso.
Il Blog è in Inglese, ma per i più pigri esistono i traduttori automatici.

domenica 24 gennaio 2010

Stella espresso mod 101 E (2)


Ed eccoci alla seconda parte riguardante la 101E.
Il 10 ottobre 1953 venne rilasciato il brevetto austriaco 176318 al signor Desider Josef Stern di Vienna.
La parte soggetta a tale brevetto era la valvola a 4 vie che permetteva di direzionare il flusso dell'acqua rispettivamente ad un filtro alla volta (fig. 3 e 5), oppure ad entrambi (fig. 4), oppure verso la valvola di sfiato (8) (fig. 6).
Probabilmente in origine, come da disegno, la macchina era stata concepita per un uso su fornello, ma per praticità venne modificata la base ed inserita una resistenza elettrica.

Negli ultimi anni stiamo (purtroppo) assistendo ad una corsa all'accaparramento di tutte le Atomic disponibili sul mercato.
Da oggetti pratici, queste macchine si sono trasformate via via in fulgidi esempi di design postmoderno, fino a divenire prede ambitissime tra i collezionisti australiani.
Le Stella Wien sono un'evoluzione ancor più spinta e di nicchia, poche ricercatissime macchine in circolazione, forse perchè tuttora usate nei tranquilli paesini d'oltralpe.

La spia luminosa (funzionante) potrà far sorridere per le dimensioni spropositate, ma in realtà è quanto di meglio potesse fornire il mercato negli anni '50.
Privo di logica estetica, ma funzionale, è la presa elettrica frontale.

Sul lato superiore dei cappelli, in puro stile Atomic, troviamo le indicazioni del modello, della potenza assorbita, della tensione e del n° di serie progressivo.

Sul disco sovrastante la maniglia sono indicate in lingua tedesca le operazioni eseguibili dalla valvola.
Da dietro possiamo ammirare ancor di più la muscolatura dorsale veramente massiccia.
Il lavoro più complicato, direi quasi estenuante, è stato quello di liberare dal calcare gli orifizi di collegamento tra il livello visivo e la caldaia.
Le viti di bloccaggio del cappello erano cementate al corpo sottostante, quindi tutte le operazioni le ho dovute eseguire attraverso il foro di alloggiamento del tappo di caricamento acqua.
In un diametro di circa 2 cm ho dovuto inserire una lampada flessibile ed una fresa manuale a forma di "L" autocostruita, e grattare pochi millesimi di millimetro alla volta.
Al terzo giorno la diga è finalmente crollata...

Potrà anche non piacere alla maggior parte di voi.
Io la adoro, la venero,
segretamente apro l'armadio dove la custodisco al riparo dagli sguardi di chi non può capire,
e... mi commuovo.

Ringrazio la mia amica Stella di Vienna (si chiama proprio così!) per le informazioni sul brevetto.
E devo assolutamente ringraziare Francesco, per l'aiuto, la gentilezza e la disponibiltà prestatemi per riuscire ad acquistare con rapidità, coordinamento e decisione degne di una SWAT
questo mio sogno, che finalmente è diventato realtà.

lunedì 11 gennaio 2010

Stella espresso mod 101 E (1)

Nel 1948 il sig. Desider Stern iniziò a produrre a Vienna delle macchine da caffè a dir poco ... stravaganti.
Il primissimo modello venne costruito su licenza Robbiati, una Atomic prima serie ma di dimensioni ridotte, diciamo da 1 tazza e 1/2.
Dopo questo modello ne seguirono altri 14 , sviluppati autonomamente, tutti in alluminio e bakelite nera, con un design inconfondibile.
La produzione della Stella Espresso (Stern in tedesco vuol dire stella) terminò nel 1974.
In Austria lo Stern divenne famoso ed in seguito perfino decorato, per la sua attività di.... bibliografo.

Il modello 101E venne prodotto dal 1953 al 1956.
Si trattava in pratica di una doppia Atomic elettrica.
La grande leva centrale rotante serviva a direzionare il flusso dell'acqua al filtro desiderato.

Quando capita l'occasione di acquistare una macchina di questo tipo non bisogna cercare il pelo nell'uovo, ma una volta arrivata a casa mia, imballata con una cura maniacale (perfino il polistirolo era tagliato su misura per creare dei piccoli scomparti) , ho potuto accertare 2 fatti:

  • La macchina era completa di tutti gli accessori, perfino 2 filtri ed 1 manometro di ricambio.
  • Durante la sua travagliata vita era stata sottoposta ad una serie di manutenzioni "distruttive" che mi hanno obbligato in seguito a risolvere un bel pò di problemi in modo creativo.
I bricchi meriterebbero un post a sè.
Notate come il becco rimanga all'interno della verticale della base.
Guardate con attenzione la sinuosità del manico, fissato solamente sulla parte superiore.
Semplicemente meraviglioso.

Qui sotto vediamo la base, con i 3 punti di appoggio canonici per impedire traballii.
Sul lato sinistro ci sono 2 feritoie per la circolazione dell'aria; la macchina infatti era priva di termostato e di pressostato. Il fatto che mi sia arrivata con la resistenza funzionante, ed anche vista la pochissima usura di parti quali le alette di bloccaggio dei portafiltri mi fanno credere che sia stata usata veramente pochissimo.

Le guarnizioni originali, in gomma rossa (siliconica?) si sono letteralmente sciolte alla prima accensione, quindi le ho dovute rimpiazzare con altre autocostruite con un foglio di gomma industriale sagomato con la sega a tazza e poi portate a misura con pazienza e tanta carta vetrata.

Stesso lavoro per la guarnizione del tappo in bakelite; fustelle e martello.

A seguire si possono vedere 3 parti problematiche:

  1. Il manometro, in origine starato di 1,5 bar aveva l'orifizio d'ingresso completamente otturato dal calcare. Parecchi lavaggi con il Viakal hanno rimosso il calcare, mentre per ritarare il manometro è bastato disassemblare il coperchio e riposizionare l'ago.
  2. Il dado di bloccaggio della leva era stato sottoposto a svariati smontaggi e rimontaggi, sicuramente con attrezzi inappropriati. Questo nel tentativo di arrestare un leggero trafilamento di acqua verso l'esterno. In questo caso è stato semplice trovare una soluzione: ho inserito in battuta un o-ring sottile ed ho dato due giri di nastro al teflon sulla filettatura del dado.
  3. La valvola "misteriosa" di sicurezza era stata anch'essa smontata con un cacciavite più sottile del previsto, ed aveva ammaccato l'intaglio. Con un martelletto da orologiaio ho ribattuto le ammaccature e poi ho rifinito il tutto con una lima ad ago piatta. All'interno c'era una sede, una molla ed un pallino di ferro a mò di otturatore, molto simile al sistema adottato sulla valvola di sicurezza della Pavoni... ma... nessun sfiato verso l'esterno. Spero che il mio amico Jack dall'Australia potrà illuminarmi su questo (abbiamo la stessa macchina).
Il piattino reggitazza si appoggiava ad un pentolino e serviva a raccogliere le gocce senza macchiare la macchina o la cucina.
Nella foto lo si vede girato sottosopra per evidenziare i difetti di fusione dei fori.
Scabroso ed imperfetto, in realtà sull'altro lato era lucidato a specchio.
Pragmatismo teutonico!
(segue)

Il collezionismo malato

Negli ultimi mesi mi è successo per ben tre volte: mi aggiudico un asta, oppure trovo su un sito di vendita un vero affare e attivo la proce...