La domanda retorica ci sta.
Non sto parlando di oggetti.
Non sto parlando di salubrità del caffè in genere.
Parlo di collezionismo.
In questi anni ho avuto modo di conoscere vari collezionisti, dal semplice appassionato, al super esperto, al maniaco compulsivo.
Ogni collezionista vive la sua passione in modo assolutamente personale, ma spesso non si ferma un attimo a riflettere sulle proprie "splendide manie".
Giudica, invidia e denigra gli altri collezionisti credendo di essere immune da ogni forma di patologia correlata.
Invito chi ha un minimo di umiltà a leggere i seguenti articoli per riflettere sulla propria condizione: accorgersi di un proprio problema è già un passo enorme nella soluzione dello stesso.
"È la teoria psicoanalitica a spiegarlo: raccogliere oggetti, come fanno ben sette milioni di italiani, è un’espressione della fase anale,
chiamata in causa quando si parla di controllo e di conservazione,
perché nel bambino coincide con la prima esperienza di dominio dello sfintere."
"Resta difficile in certi casi stabilire la linea che separa i
collezionisti entusiasti dagli accaparratori ossessivi. Diventa chiaro
man mano che la "passione" prende la mano al punto che la vita della
persona e dei suoi famigliari diventa pesante, a volte impossibile. E in
effetti questa patologia può comportare dei pericoli per chi ne soffre e
per chi gli sta accanto."
E con calma si possono trovare centinaia di articoli a riguardo, alcuni estremamente "duri da digerire".
Io non ne sono esente: me ne rendo conto continuamente. Basta un momento di instabilità emotiva ed ecco che parte la ricerca per l'auto gratificazione.
Ma ci sto provando, ci sto provando con grande fatica.
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