Un paio di settimane fa, durante una delle mie consuete ricerche in rete, ho "scoperto" un nuovo prodotto.
Il nome mi ha attirato magneticamente: Coffi.
Si, scritto esattamente come lo si pronuncia in inglese.
Messo di buon'umore dalla sua denominazione, ho cercato di capire meglio di cosa si trattasse.
Quindi ho scritto una mail con entusiasmo e me ne sono fatto spedire un campione:
- Reazione di mia moglie: ma cos'è sta roba? non è meglio il cucchiaino?
- Reazione di mia figlia: questa paletta è BELLISSIMA.
O si ama o si odia?
No, come sempre le novità sconcertano la nostra logica abitudinaria.
In un momento così pesante..
In una situazione di crisi economica, culturale e sempre più priva di regole morali...
... c'è chi ha nuove idee e soprattutto coraggio.
C'è chi decide di investire tempo, energie e denaro in un progetto semplice, ma assolutamente funzionale.
Questa persona si chiama Andrea Benfatto.
Qui sotto, a seguire, vi allego la storia dell'evoluzione del Coffi, inviatami da Andrea.
Prossimamente scriverò un post sul suo uso corretto, ma prima voglio imparare ad usarlo alla perfezione.
Vi anticipo solo che funziona molto bene, e che non solo rende più veloce e pratico il riempimento del filtro, ma soprattutto livella il caffè macinato in maniera eccellente, con risultati in tazza certamente migliori rispetto ai metodi tradizionali.
Non ci sono vuoti all'interno del filtro, zone disomogenee che incanalano l'acqua estraendo solo una parte del caffè...
Dosando all'interno del barattolo, il caffè in eccesso non viene sprecato o contaminato da sostanze estranee.
Al modico prezzo di 4 euro, vi portate a casa un'oggetto, prodotto in Italia, che potrà realmente migliorare il vostro caffè preparato con la moka.
Io ce l'ho, e ve lo consiglio!
Ciao Lucio,
mi fai rivivere bei ricordi nel riprendere in mano i primi modelli di prototipo.
Tutto nacque agli inizi dell’anno scorso, quando stanco di versare continuamente caffè nel caricare la moka, mi decisi
di trovare una soluzione semplice e pratica. Pensai in che modo potessi semplificare l’operazione di caricamento, onde
evitare di stare sempre attento a non versare, a caricare bene , e che fosse riempito completamente il filtro. Operazione
che di solito svolgevo in 30/40 secondi.
Finchè un giorno pensai: se Maometto non va alla montagna, la montagna va da maometto.
Presi il filtro, che normalmente era sempre sulla caldaia e lo portai dentro il barattolo di caffè.
L’idea c’era, ma quel gesto mi porto a riflettere tutta la notte sulla forma che poteva assumere un ipotetico dosacaffè.
Il giorno dopo, energico ed emozionato nel dare una dimensione al particolare, mi misi subito all’opera e con
determinazione ricavai da un pezzo di legno il particolare. Era estate, 40 gradi dentro la piccola casetta di legno, una
morsa, una lima e un trapano. 5 ore di sudore, polvere di legno ovunque, ma nacque il primo pezzo.
La prima prova ebbe subito esito positivo, ma andava perfezionato, e con alcuni accorgimenti e nuove proposte, gli
diedi una forma piu leggera, semplice ed intuitiva.
Questa volta però non ritornai nella casetta di legno o sauna, ma cambiai completamente sistema. Presi tutte le candele
che avevo in casa e le fusi in un tegame creando un blocco di cera.
Armato di taglierino incominciai a modellare il blocco, e pezzo dopo pezzo ricreai la forma desiderata.
Contento del buon risultato, non aspettai un momento nel provarlo. Perfetto, l’oggetto funzionava.
Incominciai ad usarlo quotidianamente per capiere realmente se l’oggetto funzionava come speravo.
Bene, la forma contenuta mi permetteva di lasciarlo dentro al barattolo di caffè e il diametro interno era dimensionato
per riuscire a riempire anche il filtro della 6 tazze.
Decisi all’ora di realizzare un prototipo in stereolitografia per avere il modello realmente corretto.
Una volta realizzato il pezzo iniziai la fase di brevetto, e dopo circa due mesi ci fu il deposito.
Il particolare fu analizzato molto accuratamente da uno studio professionale in modo tale che fosse coperto nel modo
assoluto da ogni copia o riproduzione simile.
La fase successiva fu quella di analizzare ed ottimizzare la realizzazione del particolare, e la scelta cadde sullo
stampaggio ad iniezione plastico.
Ci mancava una sola cosa: il nome. Dopo una lunga attesa, fu scelto di chiamarlo COFFI.