martedì 27 settembre 2011

GDV Electa

Strano mondo quello delle caffettiere.
Cerchi una macchina per tanti anni e poi magicamente ti appare.
Segnalatami da due amici speciali a distanza di pochi minuti l'uno dall'altro...


Fulgido esempio di caffettiera "impossibile da trovare",
la Electa è uno dei misteri più intriganti: nessuno ne conosce le origini, l'anno di costruzione, il brevetto, il marchio... Nulla.
Nacque prima l'Atomic di Robbiati o l'Electa?
Chi copiò...chi?
Le differenze costruttive con le Atomic in genere e soprattutto le peculiarità saltano subito all'occhio; la parte però più appariscente e visceralmente più coinvolgente è la protezione del manico in plastica nera.
Un'icona del fetish ante litteram.

Quello che colpisce è anche l'armonia in generale della macchina, molto piccola rispetto alle cugine atomiche.
I caratteri molto squadrati del nome "Electa" e la conformazione del marchio me la fanno comunque collocare a cavallo degli anni '50.
Tale datazione risente anche della qualità dell'alluminio, simile a quello impiegato nelle prime Atomic a testa piatta.
Il marchio sarà stato pure registrato, ma qui in Italia le ricerche via web sono quasi impossibili...
Per non parlare del brevetto.
Ebbene si, questa macchina poteva funzionare sia sul fuoco della cucina sia elettricamente, grazie ad una resistenza immersa, a diretto contatto con l'acqua in caldaia.
Purtroppo nel mio caso... in corto circuito, quindi non funzionante.
Potete notare il tentativo, fatto chissà quando, per sostituire la resistenza eseguito con gli attrezzi sbagliati, che ha portato alla frattura di una porzione d'alluminio.
Qui sotto ammiriamo estasiati "sua Maestà" il bricco.
Esiste una perfezione?
Eccola qui.

Ma chi lo disegnò?
Perchè nessuno lo copiò?
L'impugnatura a forma di pinna di squalo è una gioia per gli occhi.
La boccia a servire avrebbe potuto trovare posto in una cucina di design arredata da Franco Albini.
Il tappo di caricamento, posto elegantemente sul lato frontale, ospitava la valvola di sicurezza (tuttora ben funzionante).
L'intelligente alloggiamento, inclinato di 60 gradi rispetto l'asse orizzontale, manteneva la bachelite al riparo dalle fiamme.
Il portafiltro presenta linee rigorose, e incorpora alcune differenze con le già citate Atomic.
La più evidente è il filtro, composto da una semplice retina...
...appoggiata a delle coste a croce che la sostengono.
Questa soluzione non permetteva l'uso di diverse misure di filtro.
La stessa base risulta elegante e sinuosa.
Lo screen è tenuto bloccato da una vite centrale, purtroppo arrugginita e saldata all'alluminio.
Dopo qualche tentativo delicato ho rinunciato a rimuoverla (almeno per ora).
Geniale l'alloggiamento fresato che permette al bricco di rimanere saldamente in posizione.
L'appoggio ergonomico per il pollice denota una cura nel design fuori dal comune per quell'epoca, e lo stesso dicasi per le strisce antiscivolo per le dita lungo tutta l'impugnatura.
Concludo con l'ultimo mistero: un forellino posto sul lato sinistro del cappello, privo di logica costruttiva.
Emozioni fortissime.
Gioia.
Enorme ammirazione.
Estasi stilistica.
Anche in questo caso vi permetto di invidiarmi... tantissimo.

Electa una via, non datur recursus ad alteram

6 commenti:

  1. Good work my friend!
    http://unasalusvictisnullamsperaresalutem.blogspot.com/2011/09/electa-gdv.html
    Another treasure we can share...

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  2. You can polish machines to the perfection.... but how about wiping the head off after you make coffee??? There is a dried coffee drop underneath the head!!! Luciooooo!!!!

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  3. Ahahahah, I left it there to show the proof I made the coffee after the polish.

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