mercoledì 23 novembre 2011

Andrea Moretto a Cassis



Torno in Italia con tanta soddisfazione, esperienza e ricordi.
Non posso negare che sia stata una faticaccia, ma di sicuro ne è valsa la pena fare l' esposizione di caffettiere italiane a Cassis. 
Malgrado la maggior parte dei francesi non apprezzassero l' espresso italiano, ho riscontrato  comunque molto interesse sia da parte loro che dagli italiani che esponevano in fiera o erano lì in vacanza. Non sono mancate le numerose domande in merito alla splendida mente degli inventori italiani di caffettiere e sulle motivazioni che mi hanno portato a diventare un collezionista tanto appassionato anche di questi splendidi oggetti.

E mentre si chiacchierava piacevolmente di questi argomenti, si sorseggiava un caffè (chi ristretto all' italiana - chi lungo alla francese - chi a modo suo: lunghissimo, col cioccolato, …) che preparavo con la mia Peppina originale inizi anni '70. Offrivo la nera bevanda a chi volesse partecipare per un breve istante a un momento racchiuso nella tradizione Italiana.
La macchina, avendo i suoi annetti, impiegava un certo tempo a preparare il caffè. E io, che non ero assolutamente abituato a una preparazione “di massa” facevo del mio per rallentare il processo. Ma era proprio questo il bello di quel momento: il poter chiacchierare con calma intorno a una tazzina di caffè. Un momento di tranquillità, senza fretta. Un momento di raccolta, con persone che a volte non si conoscevano l’una con  l’ altra, ma che piacevolmente parlavano tra loro, come amici di vecchia data. Un momento tutto nostro.

Devo ammettere che, quando un francese cui  ho offerto un caffè lungo, estratto a sua volta da una posa dalla quale avevo già ottenuto altri due caffè lunghi, mi ha detto che per lui era un caffè forte (!!!), mi sono fatto un' idea di quanto certi francesi non apprezzino la nostra nera bevanda. Ma fortunatamente, quelli che si sono lasciati “indurre in tentazione”, hanno ammesso che l’ espresso italiano non è così cattivo come immaginavano.

Non sono mancate le difficoltà nello spiegare, in una lingua a me del tutto sconosciuta, i principi di funzionamento di certe caffettiere, o la fase di tostatura e macinatura dei grani. Le parole essenziali che avevo tradotto su un foglio hanno avuto un ruolo importantissimo, sebbene la mia pronuncia fosse irrimediabilmente sbagliata! I francesi si divertivano nel cercare di correggermi, e io, facevo del mio meglio per mantenere la mia pronuncia italiana: d'altronde era un’ esposizione di caffettiere italiane!

Le dediche dei visitatori alle mie mostre, trascritte da loro sul mio “libro raccolta firme”, rappresentano per me il riconoscimento alla mia grande passione e all’impegno nella realizzazione della mostra. Sono tracce visibili del loro e del mio passaggio, indelebili come questa magnifica esperienza che ho maturato a Cassis.


Andrea Moretto

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