Ne parlavo pochi giorni fa con un amico:ho una memoria dei sapori eccellente.
Ricordo i gusti di quando ero bambino e quando ho la fortuna di riassaporare certi piatti preparati "come una volta" li riconosco senza ombra di dubbio.
O almeno così credo.
Parliamo sempre di gusti, di realtà soggettive. Non è detto che quello che vale per me sia universalmente condiviso. Anzi.
Quello che negli ultimi anni ho ricercato assiduamente è una miscela di caffè che "sappia di caffè". Le ultime mode ci obbligano a ricercare nell'assaggio le "note agrumate", il "retrogusto di pane biscottato" o di "vaniglia", la "nocciola" o la "mandorla". Oppure il "rosmarino". Ma il caffè? Non stiamo perdendo di vista su come preparare una buona miscela? E che su come il bilanciamento tra origini diverse dia un risultato con l'estrazione espresso assolutamente armoniosa? Io ricordo. Ricordo benissimo il caffè più buono di Trieste negli anni 80. No, non era l'Illy. Era il Cremcaffè di Primo Rovis. E il suo bar in piazza Goldoni a Trieste, vera icona triestina, era il ritrovo di tutti. Giovani che si ingozzavano di frappè, impiegati che bevevano un "nero" al volo, e donne di ogni età che nel caffè richiedevano sempre la "pannetta".
Ora nello stesso bar super rinnovato potete bere una mostruosità di caffè che con Trieste non c'entra davvero nulla. Un vero delitto.
Quel caffè non l'ho più bevuto per almeno 30 anni. Fino a pochi giorni fa.
Una torrefazione triestina davvero interessante. La San Giusto Caffè. Una miscela chiamata "Super" davvero di altri tempi.
16 grammi macinati sul momento mi hanno fatto fare un balzo nel passato.
Ve lo consiglio, soprattutto ai nostalgici Triestini che non si sono rassegnati a bere caffè "foresti".